mercoledì 2 ottobre 2019

L'antica musica ridotta alla moderna pratica


CorriereAL  March 12th, 2016
L'antica musica ridotta alla moderna pratica
Review by Pietro Mercogliano

L'antica musica ridotta alla moderna pratica


“L’antica Musica ridotta alla Moderna Pratica”, trattato (Roma, 1555) di Nicola Vicentino, descrive la costruzione di uno strumento musicale bizzarro all’epoca e bizzarro oggi: l’archicembalo; si tratta di una sorta di clavicembalo, l’accordatura delle cui due tastiere consente di eseguire tutti i suoni possibili dei tre modi fondamentali della musica greca.
L’archicembalo dunque era un’idea nuova che consentiva ad uno strumento tradizionale di eseguire tutto l’udibile. (Mi viene da pensare che la meccanica dovesse essere farraginosa ed il suono non meraviglioso, o non mi spiego la pressoché nulla fortuna di un’idea cosí intrinsecamente bella.)

Notando come il curioso nome del curiosissimo strumento sembrasse risultare dalla sciarada di “archi” e “cembalo”, un gruppo d’archi e clavicembalo alessandrino decideva sedici anni fa di costituirsi in ensemble sotto un nome cosí suggestivo. Oggi l’“Archicembalo” è formato al suo completo da undici strumentisti, e spesso ospita altri professionisti in diversi ruoli. L’ultima fatica del gruppo è il disco di Concerti e Sinfonie per Archi e Continuo di Vivaldi che il mese prossimo uscirà per “Tactus”.
Il disco è già stato presentato in anteprima a “Primo Movimento” (RaiRadio3) ed è stato recensito da Piero Barbareschi. Io qui vorrei però parlare ancora di un aspetto fondamentale che emerge dall’ascolto del CD: l’affiatamento speciale del gruppo. In Alessandria – patria per alcuni di loro e per altri terra d’adozione – i membri del gruppo hanno fondato la sede del loro laboratorio, dove condividono le loro esperienze e le loro idee e riscoprono di volta in volta la loro musica: quando arrivano davanti al pubblico, i minuti dei loro concerti sono densi di settimane o mesi di lavoro sui brani e di anni di crescita insieme. Credo sia bello che Alessandria abbia non solo una sua stagione di musica (quest’anno “Alessandria Barocca e non solo…” inizierà il 24 giugno e toccherà anche diversi paesi e città del territorio: Tortona, Tagliolo Monferrato, Valenza, Montale Celli di Costa Vescovato, Valenza) ma una sua propria voce che si possa imparare a riconoscere e con la quale si possa crescere.
Perché nella scelta dell’“Archicembalo” di proporre il repertorio baroccoArchicembalo (soprattutto italiano e soprattutto vivaldiano) su strumenti antichi o di tipo antico c’è proprio l’idea di una crescita progressiva: è un cammino storicamente informato di riscoperta della bellezza della Cultura che l’“Archicembalo” propone al pubblico di Alessandria.
Questi musicisti, pur Maestri e Professori della Musica Dotta ed usi ad esser invitati ad esibirsi in diverse sale d’Europa, sono però convinti, infatti, che non sia nella calcolata costruzione di programmi complessi e nella orripilata elusione del popolare che risieda un fantomatico fantasmatico algore proprio della Grande Musica; ma che, anzi, sia grande la musica che da secoli è in grado di parlarci non appena di un nulla ci voltiamo a porgerle orecchio: e lei, la Musica, subito ci tocca e ci avvolge e ci parla di noi.
Ai concerti dell’“Archicembalo” (il prossimo il 22 marzo con lo “Stabat Mater” di Pergolesi nel Duomo di Valenza, insieme al coro “Gaiamusica” diretto da Roberto Berzero), tutto tende a far percepire anche all’ascoltatore piú scettico come la musica antica e noi non si sia che due punti sulla medesima linea della Tradizione, che ci unisce ed a noi vieta di rimanere impassibili di fronte ad un fatto sensoriale e culturale – la Musica – che per natura e costituzione nostre parla ai piú riposti recessi di noi.
Non credo sia per caso che ad ogni appuntamento proposto dall’“Archicembalo” cui io sia stato presente cosí tante persone si siano mosse dalle loro case, magari in automobile (io da Roma!), e si siano ritrovate altrettanto per caso tutte lí e tutte in quel momento ad ascoltare: io penso sapessero (sapessimo) che lí ed in quel momento c’era qualcosa per cui valeva la pena di affrontare il tragitto.
Quel qualcosa, io credo, è il proprio della Musica e di ogni Arte performativa ben eseguita: il riproporsi sempre nuovo e diverso di un’opera che è sempre la stessa da secoli e che da secoli si fa sempre nuova e sempre emoziona. L’antica Musica ridotta alla Moderna Pratica.
Pietro Mercogliano

Nessun commento:

Posta un commento